Le monete bizantine sono le monete utilizzate nell’Impero romano d’Oriente dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente. Un periodo storico che abbraccia gli anni dal 395 al 1453, con confini variabili a seconda delle evoluzioni territoriali determinate dalle conquiste degli imperatori.
Il termine “bizantino” fu peraltro coniato molto dopo la fine dell’Impero romano d’Oriente, quando gli storici vollero distinguere la storia, la politica e la cultura di questa epoca imperiale da quella dell’Impero romano d’Occidente. Mentre era in vita, invece, il nome dell’Impero romano d’Oriente era, appunto, semplicemente quello di “romano”.
Ma quali sono le caratteristiche della monetazione bizantina? Per quale motivo un collezionista di monete (o aspirante tale) dovrebbe iniziare a interessarti al sistema monetario bizantino? Quanto valgono le sue monete?
In questa guida cercheremo di fornire una risposta a queste e ad altre domande, fornendo un riscontro puntuale a ogni interrogativo sulle monete bizantine e sul loro valore di mercato.
La storia delle monete bizantine
Come nostra abitudine, iniziamo questa guida con un po’ di storia delle monete bizantine, riprendendo in parte quanto abbiamo già condiviso in sede di introduzione.
In particolare, sebbene l’inizio dell’Impero romano d’Oriente sia fatto coincidere con la morte di Teodosio I, nel 395, il vero e proprio inizio della monetazione bizantina risale alla riforma monetaria voluta da Anastasio I, che nel 498 riformò il sistema monetario precedentemente vigente con l’introduzione di due monete di cui parleremo in maniera più diffusa nelle prossime righe: il solido d’oro e il nummo di bronzo.
La storia delle prime monete bizantine fu però molto diversa. Se infatti il solido riuscì a godere di una relativa fortuna per più tempo, la vita del nummo fu più sventurata: d’altronde, si trattava di una moneta piccola (il diametro non arrivava a superare i 10 mm) e di scarso valore, tanto che ben presto per portare a termine le transazioni ne veniva richiesta una grande quantità, tale da rendere particolarmente scomodo portarle con sé.
È per questo motivo che si procedette con l’emissione di nuove monete di bronzo che potessero fungere da multipli del nummo, come il follis, che valeva 40 nummi, o altri multipli di valore inferiore.
Come vedremo, l’unica moneta d’argento ad essere emessa in modo regolare fu il miliarense, con titolo variabile e peso tra 7,5 e 8,5 grammi, prodotto fin dal VI secolo e con una popolarità crescente nei secoli successivi. Fu poi emessa la siliqua, metà miliarense, così come l’aspro, la più piccola moneta turca d’argento, successivamente prodotta in rame a causa della carenza dell’argento.
La moneta più preziosa, in oro, era però il solido e, per frazioni, i sottomultipli semiasse (mezzo solido) e tremisse (un terzo di solido). Il valore di un solido era pari a 1/72 della libbra romana, pari a 4,5 grammi. In un secondo momento si aggiunse al sistema monetario bizantino anche un solido pari a tre quarti di peso in parallelo con il solido del peso pieno, ma con scarsa fortuna e diffusione.
Tornando poi al solido, la moneta fu svalutata sotto Romano Diogene (1067), fino a contenere solamente il 15% del contenuto in oro. Successivamente, sotto Alessio Comneno (1081) il solido così svalutato non fu più emesso e, al suo posto, fu definita una coniazione in oro con titolo di 900/950 millesimi, chiamato hyperpyron, in circolazione fino alla fine dell’impero bizantino, nel 1453.
Ad ogni modo, già dal 1400 la circolazione delle monete bizantine si può ben dire in definitivo esaurimento, soppiantata dalla più ampia diffusione delle monete italiane.
Come trovare e riconoscere le monete bizantine
Come abbiamo visto nelle scorse righe, il sistema monetario bizantino è abbastanza ricco di emissioni.
Le monete d’oro
Il solido d’oro è la principale moneta aurea bizantina, a sua volta suddiviso in semisse (mezzo solido) e tremisse (un terzo del solido). Si tratta di monete particolarmente ambite dai collezionisti per dimensioni, peso e prestigiosità.
Le monete di bronzo
Le monete in bronzo sono invece più piccole e meno ambite: si tratta infatti di produzioni dal valore più contenuto, emesse in grandi quantità proprio perché, all’epoca, per poter regolare i pagamenti ne serviva un buon numero. È per questo motivo che dalle monete in bronzo originali (nummi) si passò alle monete in bronzo di “seconda generazione”, costruite sui multipli del nummo, come il follis.
Riconoscere queste monete in bronzo non è difficile: sul lato dritto era sempre presente l’immagine stilizzata dell’imperatore, mentre sul rovescio c’era il valore nominale della moneta, riportato utilizzando la numerazione greca. Pertanto, il multiplo di 40 nummi era contraddistinto con la lettera M, quello da 20 con la lettera K, quello da 10 con la lettera I e, infine, quello da 5 con la lettera E.
Le monete in argento
Infine, segnaliamo come i bizantini coniarono anche monete in argento come il miliarense, anch’essa suddivisa in frazioni come la siliqua (mezzo miliarense) e l’aspro.
Come distinguere le monete bizantine
Ciò detto, è evidente come anche in questa fase del nostro approfondimento giovani ricordare quali siano le tre regole che dovrebbero ispirare le valutazioni delle monete bizantine. Proviamo a sintetizzarle:
- Le monete bizantine costituiscono un sistema monetario piuttosto eterogeneo, in cui si alternano elementi comuni e di scarso valore, con quelli di maggiore prestigiosità. Evidentemente, il consiglio è quello di rivolgere la propria attenzione alla qualità, piuttosto che alla quantità, sia per eventuali rivendite dei componenti, sia per la meritevolezza della collezione.
- Anche le monete bizantine possono essere oggetto di falsificazione. Pertanto, la prima accortezza che il collezionista deve riporre è accertarsi della bontà delle monete che ha davanti, per accertarsi che siano autentiche.
- L’anzianità di una moneta bizantina raramente rappresenta l’elemento più importante che può influenzare il prezzo. Meglio invece puntare sulla rarità, sul metallo (in particolare, l’oro) e sulla qualità dell’esemplare.
Dall’oro al bronzo, esistono diverse produzioni di monete bizantine e non sempre è facile cercare di distinguerle con precisione.
Proprio per questo motivo abbiamo cercato di descrivere sinteticamente quali sono le emissioni più famose. In questo modo, concentrando la propria attenzione sul peso e sul materiale di produzione, così come sull’analisi del dritto e del verso, non sarà difficile ricondurre l’esemplare che si ha tra le mani all’interno della numismatica bizantina.
Miliarense
Cominciamo con il miliarense, che è stata l’unica moneta d’argento ad esser stata battuta regolarmente degli imperatori bizantini. Il suo peso era sempre compreso tra 7,5 e 8,5 grammi, mentre il periodo di produzione inizia già dal VI secolo: tuttavia, la maggior parte dei miliarensi oggi a disposizione sul mercato appartiene al periodo tra il VII e il IX secolo.
Siliqua
La siliqua è un’altra moneta bizantina piuttosto diffusa. Dal valore di 1/24 di solido, è stata realizzata in argento dal peso originario di 2,70 grammi, poi ridotto a 2 grammi. Coniata ancora prima dell’epoca bizantina, le silique furono emesse tra il periodo di Eraclio I (610) e quello idi Tiberio III (705). Quindi, la loro produzione continuò in maniera irregolare, con un peso via via decrescente, fino ad arrivare a 1 grammo (in virtù di questo calo di peso queste ultime produzioni furono chiamate mezze silique).
Solido
Il solido è una delle monete di riferimento dell’impero bizantino, usata ampiamente su buona parte del territorio fino al X secolo e in grado di sostituire l’aureo come moneta d’oro principale.
Oltre che per il materiale utilizzato, le emissioni del solido nell’epoca bizantina si riconoscono anche per una forma simile all’aureo, contrariamente a quanto avveniva prima dell’Impero Romano d’Oriente, quando i solidi erano più larghi e sottili.
Peso e finezza del solido rimangono simili per tutto il periodo della produzione. Nel sistema monetario bizantino si possono trovare anche frazioni come il semisse (mezzo solido) e il tremisse (terzo di solido).
Semisse
Nell’Impero romano il semisse era una moneta di piccole dimensioni, di bronzo, con valore pari alla metà di un asse. Con l’epoca bizantina, il semisse venne reintrodotto come moneta d’oro avente valore di metà solido.
Tremisse
Il tremisse ha valore pari a un terzo di solido. Coniato per la prima volta da Magno Massimo tra il 383 e il 384, conobbe una diffusione più intensa nel corso dell’Impero bizantino. Fu poi ripreso sotto Carlo Magno nelle zecche dell’Italia Centro-Settentrionale.
Qual è il valore delle monete bizantine
Nelle scorse righe abbiamo riepilogato che cosa siano le monete bizantine e quale sia stata la loro evoluzione nella storia. Ma quanto valgono?
Prima di comprendere più nel dettaglio quale sia il listino con le quotazioni delle monete bizantine, è utile riassumere anche in questa occasione quanto sia difficile cercare di stimare il valore di una moneta bizantina se prima non si effettua un esame specifico del singolo esemplare.
A tal fine, abbiamo il piacere di riassumere anche in questa sede le principali regole che dovrebbero ispirare una corretta quotazione della moneta bizantina e che, in buona sostanza, possono essere adottate per la generalità delle monete da valutare:
- Quanto è rara la moneta: uno degli errori più comuni da parte dei neofiti è quello di immaginare che le monete abbiano tanto più valore quanto siano antiche. In realtà, non sempre c’è una correzione così stretta tra il valore della moneta e la su anzianità. Conviene invece soffermarsi soprattutto sul concetto di rarità della moneta e sulla sua effettiva disponibilità sul mercato.
- Quali sono i dettagli della moneta: un altro elemento che dovrebbe sollecitare maggiore attenzione da parte di chi colleziona monete bizantine è rappresentato dalla presenza di specifici dettagli sul dritto e sul verso dell’esemplare che si intende esaminare. Più sono chiari i dettagli e più, generalmente, la moneta tenderà ad assumere un valore più elevato, premiando il buono stato di conservazione.
- La moneta è autentica: naturalmente, in questo ambito di sintesi non possiamo non soffermarci almeno brevemente sulla necessità di effettuare una prima analisi sulla veridicità della moneta. Solamente le monete autentiche, per quanto intuibile, possono essere quotate e oggetto di collezioni numismatiche.
- Che raffigurazioni sono impresse: le monete bizantine, come quelle medievali, hanno fatto largo utilizzo di raffigurazioni dei personaggi più in vista dell’epoca. Generalmente, sono proprio le monete che riportano sul dritto gli imperatori ad essere quelle che destano la maggiore attenzione dei collezionisti.
- Quali sono i moduli riportati: anche il modulo deve essere considerato come un elemento di particolare rilievo nel momento in cui si intende valutare con consapevolezza le monete bizantine. Nel dubbio, meglio ricercare quelli più famosi e collezionati.
- Qual è la provenienza della moneta: le monete bizantine sono state prodotte in diversi centri di fabbricazione. La loro origine è in grado di influenzare la scelta dei collezionisti, soprattutto se si desidera che la propria collezione abbia un chiaro orientamento verso determinate zone geografiche.
- Di che materiale è fatta la moneta: le monete bizantine sono state prodotte in diversi materiali. Il più ambito è certamente l’oro, con le monete prodotte in questa materia prima che tendono ad avere un valore di mercato più elevato.
Valutazione di Monete bizantine rare
- Follis di Giustiniano I (527-565) – valore: 400 euro
- Solido di Eraclio Costantino (613-638) – valore: 600 euro
- Solido di Costantino IV (681-685) – valore: 750 euro
- Exagramma di Costante II (641-668) – valore: 200 euro
- Histamenon di Romano IV (1067-1071) – valore: 700 euro
- Iperpero di Manuele I (1143-1180) – valore: 800 euro
- Iperpero di Isacco II (1185-1195) – valore: 700 euro
- Solido di Giustiniano I (527-565) – valore: 500 euro
- Miliarense di Giustiniano I (527-565) – valore: 450 euro
- Tetarteron di Costantino IX (1042-1055) – valore: 800 euro
Dove vendere e comprare monete antiche
Per vendere e comprare monete antiche ci si può rivolgere a diversi canali; i principali sono:
- negozi di numismatica o antiquariato
- ebay
- case d’aste
Sicuramente le aste sono la strada migliore e vediamo perché.
I negozi di numismatica o di antiquariato non accettano qualsiasi moneta, dovendo fare i conti con il proprio bacino di mercato; inoltre spesso le valutazioni non sono allettanti perché i professionisti devono ricavare un margine sulla compravendita.
Ebay è un luogo dove si trova di tutto ma la qualità delle offerte è variegata e spesso ci si imbatte in falsi. Inoltre per il possessore di monete antiche che non sia esperto è difficile scegliere il prezzo a cui vendere.
Le aste sono sicuramente il modo migliore per vendere le monete antiche in autonomia e massimizzare il guadagno. La valutazione verrà fatta da esperti e la cifra realizzata sarà allineata con il mercato. L’unica cosa a cui fare attenzione sono la commissione della casa d’aste e quanto quest’ultima è conosciuta e quindi quanti collezionisti si contendono i lotti offerti.
Per massimizzare il proprio profitto il nostro suggerimento è scegliere Catawiki: un sito di aste online specializzato in numerosi settori, tra cui le monete. Le commissioni di Catawiki sono basse e con oltre 14 milioni di visitatori al mese la visibilità dei lotti è molto alta.
Le aste di Catawiki sono aperte a tutti e supervisionate da banditori specialisti che stimano il valore dei lotti.
Partecipare o vendere alle aste è semplice, basta registrarsi al sito. Si tratta di un procedimento piuttosto semplice che richiede soltanto pochi minuti ed è totalmente gratuito.
Non resta che provare! Iscriviti a Catawiki e vendi e compra monete rare facendo affari comodamente da casa tua.