Monete Medievali italiane: le più famose e rare

moneta medievale italiana: zecchino

Successive alle monete antiche classiche (intendendo per tali quelle di origine romana e greca), e includendo le monete bizantine, le monete medievali costituiscono certamente un approdo privilegiato per tutti i collezionisti di numismatica: si tratta tuttavia di un mondo particolarmente ampio e variegato che, proprio per la sua eterogeneità, può rendere difficile una trattazione completa dell’argomento.

Proviamo dunque a sintetizzare in che modo si sia evoluta nel tempo la monetazione medievale, come riconoscere le monete medievali e quanto potrebbero valere.

La storia delle monete medievali

La numismatica medievale è fatta coincidere con l’anno 774 e, dunque, con l’avvento come re dei Franchi di Carlo Magno. Per certi versi, il sistema monetario di Carlo Magno fu la vera occasione di rilancio dell’economia europea, falcidiata dalle invasioni barbariche e dalle riduzioni dei commerci. Naturalmente, il sistema dovette fare i conti con alcune delle condizioni tipiche di quel momento storico, a cominciare dalla scarsità di oro: è proprio per questo motivo che il sistema monetario si basò sull’argento, avendo poi come unica unità monetaria il denaro.

In sintesi, chiunque volesse portare presso una zecca una libbra d’argento (434,16 grammi), riceveva in cambio 240 denari, il cui valore fu dunque inizialmente pari a 1/240 di libbra (1,3 grammi, poi 1, 7 grammi dal 794, in una lega di 950 millesimi, con fino di 1,6 grammi). Al denaro si affiancò poi il soldo, multiplo di 12 denari (corrispondente pertanto a 1/20 di libbra). Qualche tempo dopo, in Inghilterra, si sviluppò un sistema monetario simile, che introdusse il penny, i cui multipli erano gli scellini (pari a 12 penny) e la libra (pound, pari a 20 scellini).

Ciò premesso, il denaro si diffuse in tutta l’Europa occidentale, eccezion fatta per alcune zone (come il Mezzogiorno d’Italia) in cui si mantennero dei sistemi monetari diversi.

Quindi, nel X secolo, un’altra importante evoluzione del sistema monetario: si inizio a introdurre i primi ottoni, mettendo così ordine nel sistema previgente e permettendo al denaro di slittare sia di peso che di fino. Una lira, pari a 240 denari, ridusse il suo peso da 410 grammi a 330 grammi di una lega argentea peggiorata da 390 grammi di argento a 275 grammi.

Un ulteriore importante passaggio evolutivo delle monete medievali lo si ebbe poi con l’avvio del commercio con i Paesi arabi, dove era ancora molto diffuso l’uso delle monete d’oro. Ecco dunque che si iniziò a coniare anche qualche moneta europea d’oro, come il tarì amalfitano, la prima moneta d’oro occidentale, coniata dalla repubblica di Amalfi e finita con l’essere accettata in tutto il Mediterraneo. Fece poi seguito l’augustale di Federico II, nel 1230, una moneta d’oro pari a 5 grammi e dal valore di 5 tarì, mentre bisogna attendere il 1252 affinché Firenze coni il suo fiorino, una moneta di 3,54 grammi d’oro quasi puro, talmente diffuso in tutto il continente da essere probabilmente la moneta più famosa di questo momento storico.

A Genova si annoverò invece il genovino d’oro, mentre nel 1284 Venezia coniò il ducato, poi ribattezzato zecchino, in oro e argento. A proposito di Venezia, prima la repubblica marinara produsse il grosso, una moneta d’argento pari a 10 denari.

Come trovare e riconoscere le monete medievali

Come abbiamo visto dalle righe precedenti, la produzione di monete medievali fu particolarmente ricca e variegata, tanto da essere difficile cercare di arrivare a una sintesi piuttosto omogenea.

Ad ogni modo, esistono anche dei tratti comuni che ci permettono di comprendere quali fossero alcune delle principali caratteristiche delle monete medievali, a cominciare dalla presenza di un peso scarso (erano mediamente più leggere di quelle dell’epoca precedente), di un tondello sottile e di un valore intrinseco più contenuto.

Come abbiamo già rammentato, inoltre, nelle monete medievali abbondò per molto periodo l’uso dell’argento. L’oro era inizialmente scarso e, solo in un secondo momento fu introdotto nel sistema monetario occidentale per sopperire alla mancanza di uno strumento aurifero che posse essere usato nel commercio con i Paesi arabi dove, invece, frequente era ancora l’uso di una moneta d’oro come strumento di scambio.

Ciò premesso, non possiamo non rammentare ancora una volta le consuete regole che ribadiamo di frequente nei nostri approfondimenti sulle monete antiche, che valgono evidentemente anche nei confronti delle monete medievali:

  1. Tra le monete medievali non mancano certamente esemplari di grande prestigiosità. Per aggiudicarsi la titolarità di una collezione che mantenga il suo valore nel tempo è certamente più opportuno puntare su un numero più ridotto di componenti, ma di maggiore qualità, piuttosto che abbondare con la quantità di elementi scadenti.
  2. Le monete medievali sono spesso facilmente falsificabili. Il primo passo che consigliamo di fare a tutti gli aspiranti collezionisti è quello di accertarsi della bontà delle monete che si hanno davanti, al fine di comprendere se siano o meno autentiche.
  3. L’età di una moneta medievale non è certamente il solo elemento che può influenzarne il prezzo.

Come distinguere le monete medievali

Come abbiamo visto nelle scorse righe, le monete medievali hanno attraversato una storia piuttosto lunga e interessante, con diversi cambiamenti tecnici e produttivi del sistema monetario che hanno influenzato materiali e pesi delle monete stesse, oltre che luoghi di emissioni e caratteristiche intrinseche.

Pertanto, se si vuole iniziare a distinguere le monete medievali può innanzitutto essere utile focalizzarsi sul peso e sul materiale con cui sono state realizzate, avendo cura di tenere a mente l’evoluzione che abbiamo riassunto qualche paragrafo fa.

Inoltre, si può ben prestare attenzione all’analisi del dritto e del verso. Di solito sul dritto era presente l’indicazione dell’autorità emittente, mentre sul verso era presente un’altra raffigurazione (ad esempio, una croce greca). Incrociando tali informazioni con quelle di un catalogo non dovrebbe essere difficile risalire all’origine della moneta e, di qui, al suo valore.

Le monete medievali italiane

In un ambito molto ampio, diversi collezionisti cercano di avviare la propria collezione di monete medievali partendo dalle emissioni italiane.

Anche in questo caso, peraltro, si avrà a disposizione un ventaglio di alternative davvero piuttosto vasto. Tra le principali città che in epoca medievale hanno prodotto delle monete oggi reperibili in asta o in altri luoghi di vendita troviamo infatti, a titolo certamente non esaustivo, Arezzo, Bologna, Campobasso, Chivasso, Ferrara, Firenze, Genova, L’Aquila, Lucca, Mantova, Milano, Modena, Pesaro, Pisa, Rimini, Roma, Siena, Sulmona, Treviso e Vicenza.

Proviamo a imparare a riconoscere le principali.

Ambrosino

Ambrosino: moneta medievale

L’Ambrosino è una moneta emessa dal Comune di Milano tra metà XIII secolo e metà XIV secolo. In argento furono prodotte tre tipologie di moneta (piccolo – dal valore di un soldo di terzuoli, grosso – dal valore di un solo e mezzo, grandissimo – dal valore di 4 soldi, raffigurante San Gervasio e San Protasio).

Ben presto si iniziò a produrre anche un Ambrosino d’oro, l’equivalente milanese del fiorino, sempre con l’immagine di San Gervasio e San Protasio. Il sistema monetario si arricchì poi anche del mezzo Ambrosino, con Sant’Ambrogio sul dritto e la lettera M in stile gotico sul verso.

Fiorino

fiorino d'oro medievale

L’originale Fiorino doro fu una moneta da 3,54 grammi a 24 K emessa per la prima volta a Firenze nel 1253. Non troppo dopo, però, la moneta fu adottata anche da altri stati europei, tanto da diventare la moneta più rappresentativa di questo periodo. Il Fiorino fiorentino non deve essere confuso con quello c.d. della Regina (emesso nel 1370 a Napoli) o con quello gattesco (che invece circolava nell’Italia settentrionale).

Genovino d’oro

genovino d'oro

La moneta fu emessa a Genova dal 1252 ed era piuttosto simile al Fiorino, tanto da avere lo stesso peso (3,5 grammi) e titolo (24 K). Il suo diametro era di circa 20 mm e riportava al dritto la porta di un castello, con la scritta +IANUA (porta). Al rovescio si trovava la croce e la scritta CVRANDVS REX. In un secondo momento il Genovino venne emesso con l’indicazione del doge con la scritta X DVX IANVENISVM PRIMVS.

Testone

testone d'argento

Il Testone fu una moneta d’argento del valore di ¼ di scudo, diffuso in Italia dal 1470. La sua importanza in chiave storica è legata al fatto che secondo diverse ricostruzioni la sua presenza segnò il passaggio dalla monetazione medievale a quella moderna.

Tra i primi Testoni ad essere battuti ci fu il mocenigo di Venezia, anche se il più noto è certamente quello milanese, emesso da Galeazzo Maria Sforza, dal valore di una lira.

Zecchino

Lo Zecchino fu una moneta medievale prodotta a Venezia sotto doge Pietro Lando, intorno a metà del ‘500.

Fu battuto fino alla fine della repubblica veneziana.

Quanto valgono le monete medievali

Anche in questa occasione, come già abbiamo l’abitudine di fare per la generalità delle monete antiche, non possiamo che rammentare ancora una volta come individuare il valore puntuale delle monete medievali non possa che passare attraverso un esame specifico di ogni singolo esemplare.

Con una produzione così diffusa ed eterogenea, infatti, non stupisce che il valore delle monete medievali possa subire concrete differenze tra un anno e l’altro o, magari, tra un sito di produzione e un altro distante pochi km.

Prima di verificare nel nostro catalogo alcune delle quotazioni più recenti, giova dunque condividere anche in questo caso i sette criteri che dovrebbero ispirare una consapevolezza valutazione delle monete medievali:

  1. Rarità: più volte abbiamo sottolineato come le monete antiche non abbiano necessariamente un valore di mercato maggiore rispetto a quelle più recenti. Una regola che vale ancor di più per quelle medievali, per le quali la valutazione dovrebbe in realtà dipendere principalmente da altri criteri, come la rarità sul mercato.
  2. Dettagli: chi colleziona monete medievali desidera poter verificare la presenza di specifici elementi di decoro sul dettaglio. Disporre di una moneta medievale che può garantire un buon livello dettaglio potrebbe permettere al collezionista di disporre di un esemplare di valore molto pregiato.
  3. Autenticità: in questo ambito non possiamo non sottolineare come, purtroppo, anche per quanto concerne le monete medievali abbondino i falsi. Di qui, la necessità di condividere grande attenzione sul primo passo da effettuare in sede di valutazione delle monete medievali: sono autentiche o sono delle riproduzioni?
  4. Raffigurazioni: le monete medievali hanno fatto ampio uso di raffigurazioni dei personaggi più in vista dell’epoca, oltre a simboli di valore, che potrebbero influenzare il prezzo di mercato della moneta. In generale, sono le monete che raffigurano sovrani e papi quelle che generalmente destano la maggiore attenzione.
  5. Modulo: anche il modulo è un elemento particolarmente importante per valutare correttamente le monete medievali. A parità di altre condizioni, alcuni moduli come quelli già rammentati negli scorsi paragrafi potrebbero avere un valore superiore.
  6. Provenienza: le monete medievali sono state prodotte in decine di centri diversi nel corso della storia. Un buon collezionista potrebbe decidere strategicamente di concentrarsi solamente su alcune aree, al fine di dare maggiore valore specifico alla propria collezione.

Materiale: l’argento è stato il primo materiale di riferimento per le produzioni di monete medievali. Solamente in un secondo momento, e per quantitativi più ristretti, è stato invece usato l’oro. Le monete con quest’ultimo materiale tendono ad avere un valore di mercato più prospero.

Valutazione di monete medievali rare

  • Ducato d’oro di Bologna (Leone X, 1513-1521) – valore: 3.300 euro
  • Ambrosino d’oro di Milano (Luchino e Giovanni Visconti, 1339-1354) – valore: 2.300 euro
  • Ducato d’oro di Lucca (Repubblica XVI sec.) – valore: 1.500 euro
  • Denaro di Pavia (Arduino d’Ivrea, 1002-14) – valore: 1.200 euro
  • Denaro di Pavia (Lotario I, 840-855) – valore: 1.100 euro
  • Ambrogino in argento di Milano (1250-1310) – valore: 500 euro
  • Denaro di Aquileia (Raimondo della Torre, 1273-1298) – valore: 500 euro
  • Denaro di Napoli (Giovanna e Ludovico, 1347-1362) – valore: 400 euro
  • Denaro di Pavia (Ludovico il Pio, 814-840) – valore: 400 euro
  • Zecchino d’oro di Venezia (Francesco Loredan) – valore: 400 euro

Dove vendere e comprare monete antiche

Per vendere e comprare monete antiche ci si può rivolgere a diversi canali; i principali sono:

  • negozi di numismatica o antiquariato
  • ebay
  • case d’aste

Sicuramente le aste sono la strada migliore per vendere le monete antiche in autonomia e massimizzare il guadagno. La valutazione verrà fatta da esperti e la cifra realizzata sarà allineata con il mercato. L’unica cosa a cui fare attenzione sono la commissione della casa d’aste e quanto quest’ultima è conosciuta e quindi quanti collezionisti si contendono i lotti offerti.

Per massimizzare il proprio profitto il nostro suggerimento è scegliere Catawiki: un sito di aste online specializzato in numerosi settori, tra cui le monete. Le commissioni di Catawiki sono basse e con oltre 14 milioni di visitatori al mese la visibilità dei lotti è molto alta.

Le aste di Catawiki sono aperte a tutti e supervisionate da banditori specialisti che stimano il valore dei lotti.

Partecipare o vendere alle aste è semplice, basta registrarsi al sito. Si tratta di un procedimento piuttosto semplice che richiede soltanto pochi minuti ed è totalmente gratuito.

Non resta che provare! Iscriviti a Catawiki e vendi e compra monete rare facendo affari comodamente da casa tua.