Monete Etrusche: sono rare e di valore?

antica moneta etrusca

Tra le collezioni di monete antiche, quelle etrusche rappresentano certamente alcune delle più interessanti e, per valore di alcuni dei suoi esemplari, di prestigiosa rarità. Coniate già a partire dal V secolo a.C., come vedremo nelle prossime righe le monete etrusche condividono alcuni termini caratteristici con quelle romane antiche.

Cerchiamo dunque di riassumere una breve storia numismatica e comprendere come riconoscere le monete etrusche e interpretare il loro valore in modo attendibile.

La storia delle monete etrusche

La numismatica etrusca ha origine agli inizi del V secolo a.C., quando le prime monete in argento vennero prodotte nelle città di Populonia e di Vulci. A questa prima rudimentale serie di emissioni fecero poi seguito ulteriori coni intorno al IV secolo a.C., sempre a Populonia, e sempre in argento, rappresentata da una testa frontale di Gorgone sul fronte. È in questo frangente che fece la sua prima comparsa una serie in oro, rappresentata da tre diversi valori che recavano sul dritto una testa di leone con le fauci spalancate.

Le serie di monete etrusche si ampliarono a partire dal III secolo a.C., ancora nella città di Populonia, dove furono coniate altre serie in argento (questa volta riportanti il nome della città, Pupluna) e alcune serie in bronzo. A più riprese, sempre nel III secolo a.C., anche le città di Vetulonia (in bronzo, riportanti la legenda Vtl) e Volterra (in bronzo, riportanti Velathri), così come Tarquinia e altri centri dell’Etruria settentrionale (sempre in bronzo) iniziarono a coniare le proprie monete.

La fine della produzione delle monete etrusche è fatta coincidere con l’espansione del predominio romano sul territorio.

Come trovare e riconoscere le monete etrusche

Le monete etrusche rappresentano spesso un interessante approdo da parte di tutti i collezionisti di monete antiche: si tratta d’altronde di una scelta sempre particolarmente ambita durante le aste, la cui minore ampiezza e la maggiore specificità temporale rispetto alle monete romane e greche garantisce altresì un discreto terreno fertile per tutti i collezionisti che desiderano iniziare ad approfondire la numismatica partendo da un tema relativamente definito.

Naturalmente, come avviene nei confronti di tutte le collezioni di monete antiche, anche per le monete etrusche valgono le stesse cautele che abbiamo già avuto modo di condividere in occasione delle nostre guide: meglio soffermarsi con attenzione sull’oggetto dei propri acquisti al fine di non ingolfare la propria personale collezione di monete etrusche con pezzi di scarso valore.

Dunque, giova ancora una volta ricordare che:

  1. è utile acquistare poche monete di maggiore qualità, piuttosto che abbondare con la quantità, ma di esemplari non particolarmente rari o prestigiosi
  2. purtroppo il mercato della numismatica abbonda di falsi. Pertanto, prima di effettuare qualsiasi offerta, è bene effettuare le proprie ricerche. Naturalmente, l’acquisto veicolato tramite operatori professionali e certificati potrà porre l’acquirente al riparo da buona parte dei malintesi e delle cattive sorprese
  3. il fatto che le monete etrusche siano molto antiche non fa necessariamente di loro dei pezzi pregiati.

Come distinguere le monete etrusche

Le monete etrusche possono essere distinte per materiale e luogo di coniazione, oltre che per il tipo di raffigurazione rappresentata in esse.

Per quanto riguarda la distribuzione temporale e geografica, le prime monete etrusche sono riconducibili a quelle di Pupluna (Populonia), in cui si produssero le prime monete etrusche già a partire intorno al 550 a.C., e per almeno fino al 400 a.C. Sono invece successive le coniazioni delle altre città etrusche.

Per facilitare la loro distinzione, riepiloghiamo di seguito le caratteristiche di ogni singola emissione, a seconda delle località di produzione.

Cosa (275 – 250 a.C.)

Le monete raffiguravano principalmente la testa di Marte con barba ed elmo, o la testa di Cosa sul dritto, con protome equina. Il materiale di produzione fu il bronzo. Il diametro della litra era di circa 16-18 mm, con un peso tra i 4 e gli 8 grammi.

Luca (325 – 275 a.C.)

Le monete prodotte a Luca (Lucca) sono invece caratterizzate da una produzione in argento. Le immagini raffigurate sono quelle di un ippocampo tra delfini (valore pari a 10 unità, diametro 17 mm e peso intorno ai 4,4 grammi) o di un ippocampo su onde (valore pari a 10 unità, diametro 17 mm e peso intorno ai 3,3 grammi). Furono poi emesse delle monete raffiguranti un’oca, con valore nominale di mezza unità, del diametro di 8 mm e peso intorno ai 0,25 g.

Pisae (IV – III sec. a.C.)

Il conio delle monete a Pisa avvenne in argento per l’intera durata della produzione. Quelle da 10 unità raffiguravano polpo e anfore, con diametro tra 19 e 22 mm e peso intorno ai 12 – 16 grammi. Sono state rinvenute anche monete da 5 unità, raffiguranti una sola anfora, con diametro di 17 mm e peso intorno ai 5,3 grammi.

Populonia (V sec. a.C.)

Le monete etrusche di Populonia furono prodotte in un primo momento in argento, costituendo un primo sistema monetario sufficientemente complesso. Ad essere rappresentati sul dritto sono gli animali, come il leone. Successivamente, fu creato un vero e proprio sistema monetario organico, con monete in oro, argento e bronzo, con valori molto vari.

Vatluna (III sec. a.C.)

Le monete etrusche di Vetulonia furono prodotte sia in oro che in bronzo. Per quelle in oro, sono stati trovati diversi esemplari raffiguranti delle teste maschili rivolte verso destra, con elmi conici. Sul verso, la presenza di tridenti. Il diametro è di circa 15 mm, il peso è di 4 grammi.

Sicuramente più ricca la produzione di monete in bronzo giunte fino a noi, sia per quanto concerne i tagli (oncia, semioncia, quadrante, sestante) che per quanto riguarda le raffigurazioni: al dritto è tuttavia riscontrabile sempre la presenza di una testa (maschile e femminile) rivolta a destra, mentre al verso era possibile rilevare diversi simboli marinari, come l’ancora, il timone o il tridente.

Velathri (III sec. a.C.)

Prodotte nel III secolo a.C., le monete di Volterra sono state coniate in bronzo dando vita a un sistema monetario relativamente più complesso rispetto a quello delle altre città etrusche, comprendente duopondio, asse, semiasse, triente, quadrante, sestante e oncia. Generalmente si suole suddividere queste monete in tre grandi famiglie, a seconda della raffigurazione del verso (al dritto era sempre presente una testa): valore, delfino e clava.

Val di Chiana (III sec. a.C.)

Le monete di Val di Chiana furono prodotte in bronzo, con uno stile simile a quello delle altre produzioni dell’antica Etruria. Sul dritto è dunque presente una testa, mentre sul verso sono presenti alcuni animali (tipicamente, elefante e cane).

Volci (375 – 350 a.C.)

Prodotte per un breve periodo intorno al 350 a.C., le monete di Volci sono riconducibili a produzioni di argento raffiguranti una sfinge seduta nel dritto e una testa maschile di tre quarti a sinistra, circondata da un serpente. Il diametro è di 17-19 mm, il peso è di circa 5,25 grammi.

Il valore delle monete etrusche

Come avviene per tutte le monete antiche, non è facile individuare con puntualità il valore delle monete etrusche. Un’evidenza che può valere per qualsiasi conio, ma che per le monete etrusche è ancora più sperimentabile, considerata la scarsità degli esemplari (rispetto alle monete romane, ad esempio) o ancora l’incongruità tra le ricostruzioni dei diversi studiosi di numismatica.

Come se non bastassero già questi elementi per rendere molto difficile la valutazione delle monete etrusche, vi è anche il fatto che nella monetazione etrusca si evidenziano almeno cinque sistemi monetari che si sono susseguiti tra di loro su tre secoli senza sovrapporsi.

Ad ogni modo, un buon punto di partenza per comprendere quale sia il prezzo della moneta etrusca è sempre quello di prestare attenzione alle sette regole di valutazione che dovrebbero valere per la generalità delle monete antiche, e che di seguito riassumiamo in brevità:

  1. Rarità: anche se le monete antiche non hanno necessariamente un valore maggiore di quelle più recenti, le monete etrusche possono essere ritenute mediamente più care rispetto a quelle delle generazioni numismatiche successive. Meglio comunque analizzare questo elemento in combinazione con altre caratteristiche, come ad esempio la loro rarità e la presenza o meno di specificità nella loro produzione.
  2. Dettagli: i collezionisti delle monete etrusche desiderano poter verificare la presenza di rilievi in apprezzabile dettaglio. La regola vale soprattutto per le monete etrusche, di cui oggi si annoverano esemplari in stato di conservazione mediamente mediocri o appena sufficienti. Disporre di una moneta etrusca apprezzabile sotto questo punto di vista potrebbe pertanto renderla un oggetto molto pregiato della propria collezione.
  3. Autenticità: come in parte abbiamo già detto, non mancano i falsi, anche in questa parte della numismatica. Pertanto, prima ancora di stimare il valore di una moneta etrusca è certamente opportuno valutare la sua autenticità.
  4. Raffigurazioni: le monete etrusche riportano prevalentemente un profilo verso destra sul dritto, e diverse immagini a tema animali o marino sul verso (in alcuni casi, il valore).
  5. Modulo: anche il modulo è un elemento molto importante nella valutazione delle monete etrusche, nella consapevolezza che a parità di altre caratteristiche, il sesterzio avrà un valore maggiore degli assi.
  6. Provenienza: le monete etrusche di Populonia vengono considerate le prime ad essere state prodotte in un numero apprezzabile e, come tali, sono spesso quelle più richieste. Niente vieta, naturalmente, di trovare i propri prezzi pregiati nelle coniazioni delle altre città.
  7. Materiale: tra oro, argento e bronzo, i principali materiali utilizzati per la produzione delle monete etrusche, è il primo a prevalere in termini di prestigiosità.

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