Con il nome di monete del Regno d’Italia si indicano le monete che sono state emesse nel periodo che va dall’Unità d’Italia (1861) all’istituzione della Repubblica (1946).
Non c’è, comunque, una piena unità di intenti in tale classificazione. Secondo alcuni ricercatori, infatti, potrebbero rientrare all’interno delle monete del Regno d’Italia almeno quelle che sono state coniate negli anni immediatamente precedenti, ovvero quelli coincidenti con il periodo del regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, nell’arco temporale che va dai primi plebisciti alla proclamazione del Regno d’Italia.
Si tratta, in questo caso, delle monete che sono state principalmente emesse dal Ducato di Parma e dal Granducato di Toscana, che proprio nell’anno precedente l’Unità d’Italia votano dei plebisciti con cui domandare l’unione con il regno.
È invece più pacifica l’individuazione della fine del Regno d’Italia nel 2 giugno 1946, giorni in cui la monarchia perse il referendum istituzionale, con passaggio dalla forma monarchica a quella repubblicana.
Le Lire del Regno d’Italia
Numerose monete furono emesse durante il Regno d’Italia. Nelle prossime righe cerchiamo di riassumere quali sono le più diffuse per le monete da 1, 2 e 5 lire, con una breve storia delle monete italiane che permetterà ai nostri lettori di individuarle con maggiore precisione in sede di valutazione.
A margine della guida troveranno spazio alcune valutazioni su diverse emissioni di Lire Italiane recentemente collocate con successo in asta.
Dedichiamo alle 20 lire in oro un articolo dedicato.
La monete da 1 lira
Cominciamo questa nostra breve guida con la moneta da 1 lira che, nel corso degli anni, ebbe diverse versioni.
La primissima è quella che riguarda il periodo tra il 1861 e il 1867: il titolo dell’argento a 900/1000 fu poi superato da quello a 835/1000. Il peso era di 5 grammi, mentre il diametro era di 23 millimetri. Il bordo era completamente liscio.
Sul dritto veniva riportata la dicitura Vittorio Emanuele II intorno alla testa del re. Il nome di Giuseppe Ferraris, l’incisore, appariva nella parte inferiore, sotto il collo. Sul rovescio invece era riportato lo stemma sabaudo con la corona e il collare dell’Annunziata, circondato da rami d’alloro. Veniva anche riportata la dicitura Regno d’Italia e il valore di 1 lira.
Durante il periodo di questa versione, però, ci fu una seconda variante che fu coniata dal 1863, ancora una volta per incisione di Giuseppe Ferraris e, ancora una volta, con titolo argenteo di 835/1000, peso di 5 grammi, diametro di 23 millimetri e bordo liscio.
Il cambiamento non riguardava nemmeno il dritto (identico a quello della versione precedente), bensì al rovescio, dove il valore della moneta era circondato dalla dicitura Regno d’Italia in alto, mentre in basso figuravano dei rami di alloro legati con un fiocco.
La terza versione della moneta da 1 lira fu coniata tra il 1883 e il 1900. Il peso rimase di 5 grammi, così come il diametro, di 23 millimetri, e il bordo, liscio. Cambia evidentemente il dritto, con la comparsa di Umberto I, la cui dicitura veniva impressa insieme al cognome dell’incisore (Ferraris) e all’anno di coniazione.
Sul rovescio la moneta era presente lo stemma dei Savoia, il valore della moneta, i rami di alloro e di quercia legati in basso da un fiocco. In alto comparve invece la stella d’Italia.
Si arriva così alla quarta versione, coniata tra il 1901 e il 1907. Il disegno passa da quello di Ferraris a quello di Filippo Speranza. Non cambiano peso e diametro rispetto alle precedenti versioni, ma nel bordo liscio figurava ora il motto Fert tra rosette e nodi di Savoia.
Per quanto riguarda le incisioni, sul dritto veniva riportata la dicitura Vittorio Emanuele III e il cognome dell’autore della moneta, Filippo Speranza, sul rovescio si trovava invece la dicitura Regno d’Italia tra due nodi di Savoia intorno all’aquila sabauda, il cognome dell’incisore, il marchio di zecca R (Roma) tra due stelle, l’anno di coniazione e il valore.
La quinta versione della moneta da 1 lira fu coniata invece tra il 1908 e il 1913. Il disegno diventa di Davide Calandra, mentre l’incisore fu Luigi Giorgi. Tra il 1915 e il 1917, invece, l’incisione si deve a Attilio Motti. Non cambiano ancora peso e diametro, così come il titolo d’argento e il bordo.
Novità compaiono sul dritto, che ora presentava la dicitura Vittorio Emanuele III re d’Italia, intorno a un semibusto uniforme del re. A destra il cognome del modellista, Davide Calandra.
Sul rovescio si trovava l’allegoria dell’Italia con l’armatura, con in mano un ramo di quercia, alla guida di una quadriglia di cavalli. Intorno, il valore della moneta con due nodi di Savoia. A sinistra, il segno della zecca R (Roma) e il nome del modellista e dell’incisore.
Tra il 1922 e il 1935 si arriva dunque alla sesta versione della moneta da 1 lira. Con modello di Giuseppe Romagnoli e incisione di Attilio Motti, cambiava sia nel peso (8 grammi) che nel diametro (26,5 millimetri), così come nel bordo (rigato) e nel materiale (nichel).
Sul dritto, è possibile trovare l’allegoria dell’Italia seduta verso sinistra che tiene in mano un ramo d’alloro. Alle sue spalle, una vittoria alata e la dicitura Italia, con anno di coniazione. Sul rovescio è invece presente lo stemma sabaudo con la dicitura Bvono da L.1, il marchio R della zecca di Roma e la corona d’alloro.
Infine, si arriva alla settima e ultima versione, coniata dal 1933 con identiche caratteristiche della precedente. Dal 1939 al 1943 arriva invece una emissione in Acmonital con un diametro leggermente maggiore (26,7 millimetri), modello di Giuseppe Romagnoli e incisione di di Pietro Giampaoli.
Sul dritto era presenta il capo di Vittorio Emanuele III circondato dalla scritta Vittorio Emanuele III re imp., oltre al nome del modellista Giuseppe Romagnoli. Sul rovescio, era invece presente l’aquila romana con ali spiegate e un fascio littorio, con la scritta Italia. Tra gli altri elementi anche l’anno di coniazione, il marchio R della zecca di Roma, l’anno fascista in numeri romani, lo stemma sabaudo coronato tra il valore della lira.
La moneta da 2 lire
Furono ancora più numerose le versioni disponibili nella moneta da 2 lire.
Cominciamo con la prima, coniata a Torino e Napoli tra il 1861 e il 1863. Al dritto era presente l’effigie di Vittorio Emanuele II volta a destra, con la dicitura Vittorio Emanuele II e la data di coniazione. La scritta Ferraris richiamava il nome di Giuseppe Ferraris, incisore. Sul rovescio, lo stemma sabaudo con corona e collare dell’Annunziata entro rami d’alloro, il valore, il segno della zecca e la sigla BN (Banca Nazionale).
Nel 1863, sempre a Torino e Napoli arrivò una seconda versione della moneta. Il dritto era il medesimo del precedente, mentre il rovescio presentava in alto la scritta Regno d’Italia e in basso i rami d’alloro e il simbolo della zecca, oltre alla sigla BN.
Risale invece al periodo tra il 1881 e il 1899 la terza versione. Sul dritto era presente la testa nuda del re volta a destra, mentre intorno era indicata la dicitura Umberto I re d’Italia, con in basso la data di coniazione. Tra gli altri elementi, anche Speranza, il cognome dell’incisore Filippo Speranza. Al rovescio, lo stemma sabaudo coronato, il collare dell’Annunziata, i rami di lauro e quercia, il valore e il segno della zecca.
La quarta versione, coniata tra il 1890 e il 1896 per l’Eritrea è una delle più riconoscibili: presentava nel dritto il busto coronato del re volto a destra e intorno la dicitura Umberto I re d’Italia. Anche in questo caso sotto il busto compariva la dicitura Speranza. Sul rovescio, il valore in italiano, arabo e aramaico. Intorno, la scritta colonia Eritrea e, in basso, i rami di alloro e il segno della zecca R.
La quinta versione fu coniata tra il 1901 e il 1907. Presentava la testa di Vittorio Emanuele III rivolto verso destra, con intorno la dicitura Vittorio Emanuele III e, sotto, il nome dell’incisore Filippo Speranza. Sul rovescio, un’aquila araldica, con scudo sabaudo sul petto, la dicitura regno d’italia e il valore in basso, ai lati del segno di zecca R.
Tra il 1908 e il 1912 viene coniata una diversa versione, in argento. Sul dritto c’è ancora la testa del re, ma sotto troviamo il nome dell’autore, Davide Calandra. Sul rovescio ecco comparire una quadriglia di cavalli che si impennano, il nome dell’incisore Luigi Giorgi e il segno di zecca R.
Contemporaneamente alla fase finale della versione di cui sopra comparve dal 1911 un’altra versione. Simile alla precedente, sul dritto comparivano però i nomi degli incisori Domenico Trentacoste e Luigi Giorgi. Sul rovescio, invece, due figure allegoriche: quella femminile simboleggiava l’Italia, quella maschile Roma. Sullo sfondo, una nave mercantile. A destra le date 1861-1911 e a sinistra il valore e il segno della zecca R.
Tra il 1914 e il 1917 ecco comparire l’ottava versione della moneta. Sul dritto troviamo ancora la testa del re Vittorio Emanuele III verso destra, intorno alla quale è presente la dicitura Vittorio Emanuele III re d’Italia e, sotto, il nome dell’autore, Davide Calandra. Sul rovescio, la moneta presentava una quadriga di cavalli e i nomi di Davide Calandra e Attilio Motti, insieme al segno di zecca R.
Al termine della Prima Guerra Mondiale fa la sua comparsa una nuova versione della moneta da 2 lire, con diversi cambiamenti rispetto alle precedenti, peso di 10 grammi e diametro di 29 millimetri. Sul dritto, il fascio littorio a destra il valore della moneta a sinistra, in basse o il segno della zecca. Sul rovescio, il semibusto del re volto a destra, e la dicitura Vittorio Emanuele III re d’Italia.
Arriviamo dunque alla decima versione, risalente al 1936, in nichelio. Sul dritto la testa del re volta verso destra e intorno la dicitura VITT EM III RE E IMP. In basso, il nome dell’autore Giuseppe Romagnoli. Sul rovescio, un’aquila e un fascio tra gli artigli. Intorno, la corona d’alloro e la scritta Italia. In basso, lo stemma sabaudo tra il valore della moneta e a destra la data fascista e il segno di zecca. Diametro e peso non cambiano rispetto alla versione precedente.
L’ultima versione della moneta da 2 lire risale al 1939. Viene coniata in una particolare lega di acmonital-nichelio e, in un secondo momento, in solo acomintal.
La moneta da 5 lire
Passiamo dunque alla moneta da 5 lire, il cui primo esemplare fu prodotto dal 1861 in argento 900/1000, diametro di 37 mm e peso di 25 grammi. Sul dritto veniva presentata la testa del re volto verso destra, con la dicitura Vittorio Emanuele II re d’Italia intorno. Sotto era riportato il nome dell’incisore, Luigi Gori, oltre a un monte con sei cime. Sul rovescio, invece, troviamo lo stemma dei Savoia con il Collare dell’Annunziata tra due rami d’alloro. In alto troviamo anche il valore della moneta, mentre in basso la dicitura Firenze e Marzo 1861.
Tra il 1861 e il 1878 venne coniata anche una seconda versione, con le stesse caratteristiche della prima. Cambia per l’incisione e l’incisore: sotto il collo di Vittorio Emanuele II si trova infatti il nome di Giuseppe Ferraris. Sul rovescio, la moneta presentava lo stemma di Savoia con il Collare dell’Annunziata e due rami d’alloro. Tra gli altri elementi, la dicitura Regno d’Italia, il valore della moneta e il segno della zecca, con il monogramma della Banca d’Italia.
Una terza versione della moneta fu coniata tra il 1863 e il 1865 con Vittorio Emanuele II. Contrariamente alle prime due versioni, il titolo era in oro 900/100, con diametro di 17 millimetri e pesi di 1,61 grammi. Il contorno era rigato. Sul dritto, la testa del re volto verso sinistra e la dicitura Vittorio Emanuele II, sotto il quale veniva riportato il nome dell’incisore Giuseppe Ferrari. Sul rovescio, lo stemma di Savoia coronato e il Collare dell’Annunziata, tra due rami d’alloro. Ancora, la dicitura Regno d’Italia, il valore, il segno della zecca e il monogramma della Banca Nazionale.
Dal 1878 si diffonde una quarta versione della moneta da 5 lire, chiamate teste piccole considerato che la testa del re era di dimensioni ridotte rispetto alle precedenti. L’emissione torna in argento 900/1000, con diametro di 37 millimetri e peso di 25 grammi. Sul contorno il motto FERT, tra nodi e rosette. Al dritto, come anticipato, troviamo al testa del re volta verso destra, la dicitura Umberto I re d’Italia e, sotto, il nome dell’incisore, Filippo Speranza. Al rovescio lo stemma dei Savoia e il Collare dell’Annunziata tra due rami d’alloro. In alto, la stella d’Italia, in basso il segno della zecca di Roma.
Arriviamo così alla quinta versione, coniata a Roma nel 1879. Contrariamente alle precedenti, queste monete sono definite teste grandi proprio perché la testa del re arriva a sfiorare il bordo superiore del contorno. Prodotte in argento 900/1000, dal diametro di 37 millimetri, hanno un peso di 25 grammi e un contorno contraddistinto dal motto FERT incluso tra nodi e rosette. Sul dritto, la moneta presentava la testa del re verso destra, la dicitura Umberto I re d’Italia e il nome dell’incisore Filippo Speranza. Sul rovescio, lo stemma dei Savoia con il Collare dell’Annunziata entro due rami d’alloro, la stella d’Italia e il segno della zecca.
La sesta versione della moneta fu coniata a Roma dal 1901 e rappresenta una delle monete più rare del Regno d’Italia: ne furono prodotte infatti solamente 114 copie, considerate a tutti gli effetti delle prove, visto che non fu mai autorizzata la circolazione. Il titolo era di argento 900/1000, il diametro era di 37 millimetri, il peso di 25 grammi e il contorno riportava il motto FERT tra nodi e rosette. Sul dritto, la testa del re volta a destra, la dicitura Vittorio Emanuele III e il nome dell’incisore, Filippo Speranza. Sul rovescio, l’aquila araldica, con corona e scudo sabaudo sul petto, la scritta regno d’Italia, il segno di zecca e la data.
Dal 1911 venne coniata una settima versione, a Roma, per il cinquantenario dell’Unità d’Italia. Non cambiano le sostanziali caratteristiche per quanto riguarda dimensioni, peso e materiali. Sul dritto, presentava la testa del re volto a sinistra con la dicitura Vittorio Emanuele III re d’Italia, il nome dell’autore Domenico Trentacoste e quello dell’incisore Luigi Giorgi. Sul rovescio, la moneta presentava due figure (Italia e Roma), una nave da guerra, un aratro infiorato, le date 1861-1911, il valore della moneta e il segno di zecca.
Per i collezionisti, un interessante esemplare è anche l’ottava versione, coniata a Roma nel 1914 e, ancora prima, le prove che furono prodotte nel 1913. Considerata una delle monete più belle di tutto il sistema monetario del Regno d’Italia, aveva titolo di argento di 900/1000, diametro di 37 millimetri, peso di 25 grammi e contorno con il motto FERT tra nodi e stellette. Sul dritto, il semibusto del re volto a destra, la dicitura Vittorio Emanuele III re d’Italia e il nome dell’incisore, Davide Calandra. Sul rovescio, l’allegoria dell’Italia su quadriga di cavalli, scudo nella mano sinistra e ramo d’ulivo nella destra, data di coniazione e nomi degli autori Davide Calandra e Attilio Motti, valore della moneta e due nodi tra il segno di zecca e la stella d’Italia.
Si arriva quindi alla nona edizione, coniata a Roma dal 1926. Il titolo in argento scende a 835/1000, il diametro viene ridotto a 23 millimetri, il peso cala a 5 grammi. Rimane il motto FERT sul contorno, tra nodi e rosette. Sul dritto la testa del re volta verso sinistra, la dicitura Vittorio Emanuele III re d’Italia, i nomi dell’autore Giuseppe Romagnoli e dell’incisore Attilio Motti. Sul rovescio un’aquila, il segno di zecca, la data di coniazione, il valore.
Arriviamo infine alla decima versione, coniata a Roma dal 1936 per celebrare l’Impero. Sul dritto presentava la testa del re volto a sinistra con la dicitura VITT-EM-III-RE-E-IMP, mentre sul rovescio troviamo un’allegoria, lo stemma sabaudo coronato, la data di coniazione, la scritta Italia e, ancora, il valore della moneta tra il segno della zecca e il nome dell’autore Giuseppe Romagnoli.
Quotazione di alcune monete del Regno d’Italia
- Moneta 5 lire – Umberto I Colonia Eritrea – 1891 – 1.500 euro
- Moneta 2 lire – 1924 – 100 euro
- Moneta 2 lire in argento – 1911 – 1.200 euro
- Moneta 1 rupia argento – Somalia – 1912 – 170 euro
- Moneta 5 lire in argento – 1911 – 1.000 euro
- Moneta 1 lire in argento – 1902 – 200 euro
- Moneta 2 lire in argento – 1902 – 900 euro
- Moneta 2 lire in argento – 1905 – 280 euro
- Moneta 2 lire in argento – 1863 – 460 euro
- Moneta 2 lire in argento – 1902 – 430 euro
Dove vendere e comprare monete del Regno d’Italia
Per vendere e comprare monete rare e antiche ci si può rivolgere a diversi canali; i principali sono:
- negozi di numismatica o antiquariato
- ebay
- case d’aste
Sicuramente le aste sono la strada migliore e vediamo perché.
I negozi di numismatica o di antiquariato non accettano qualsiasi moneta, dovendo fare i conti con il proprio bacino di mercato; inoltre spesso le valutazioni non sono allettanti perché i professionisti devono ricavare un margine sulla compravendita.
Ebay è un luogo dove si trova di tutto ma la qualità delle offerte è variegata e spesso ci si imbatte in falsi. Inoltre per il possessore di monete antiche che non sia esperto è difficile scegliere il prezzo a cui vendere.
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