Sebbene non vi sia una catalogazione univoca di monete antiche, di norma con questo termine si suole ricomprendere tutte le monete che sono state coniate prima del XVIII secolo. Per altre classificazioni, invece, le monete antiche sarebbero sostanzialmente quelle di epoca classica e, dunque, le sole monete romane e greche.
Ma quali sono le caratteristiche delle monete antiche? Come possiamo distinguere le monete antiche da quelle moderne? E quali sono i valori di riferimento delle monete antiche?
Cosa sono le monete antiche
La prima cosa che vogliamo condividere con tutti i nostri lettori è il fatto che le monete antiche sono definite tali poiché appartengono a un periodo storico pre-moderno, generalmente riconducibile a tecniche di coniazione che sono solo delle lontane parenti di quelle attualmente fruibili.
Ad essere diversi erano anche i materiali utilizzati per la loro produzione. Di solito, infatti, le monete antiche venivano coniate utilizzando rame, bronzo, argento e oro, metalli preziosi che conferivano evidente valore intrinseco alla moneta, con un crescente livello di prestigiosità.
Monete antiche: le romane e le greche sono le più importanti
Premesso quanto sopra, non possiamo non ricordare che quando si parla di monete antiche, la mente corre quasi sempre a richiamare le monete romane e le monete greche, simboli importanti e prestigiosi dell’epoca classica.
Chi possiede monete romane e monete greche non sempre ha in mano un patrimonio di valore inestimabile ma è pur certo che il piacere di possedere un segno tangibile appartenete a molti secoli fa, rende questo conio un forte punto di attrazione.
Ad ogni modo, sebbene monete romane e greche antiche siano spesso accomunate come l’esempio di denaro di epoca classica, come possiamo vedere nei nostri approfondimenti di dettaglio, profonde sono le differenze tra i due ambiti.
Monete greche
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Le monete greche, per esempio, subirono gli effetti del frazionamento politico della Penisola ellenica, che determinò un altrettanto vivace frazionamento delle emissioni. Dunque, il sistema monetario della Grecia antica non fu unitario come quello che poi comparve a Roma, ma annoverò la presenza di diverse monete (con diverse tipologie, metalli e pesi) a seconda delle diverse città di riferimento.
Peraltro, l’entità delle emissioni e l’effettiva funzionalità delle monete greche antiche fu molto varia, tanto che alcune comunità emisero delle monete solamente come simbolo di autonomia e in minima quantità, mentre altre città utilizzarono le monete più largamente, pur sempre a livello locale. Le alterne fortune delle monete antiche greche furono poi cessate nel con l’avvento di Roma e la costituzione della provincia di Acaia, nel 168 d.C.
Didatticamente, possiamo distinguere le monete greche in tre grandi periodi storici:
- periodo arcaico, che è iniziato con l’introduzione delle monete all’interno dell’economia della Grecia, ovvero dal 600 a.C. circa. Si parla prevalentemente di monete grezze, in oro e in argento, che gradualmente furono affinate fino a divenire dei supporti circolari rappresentanti divinità o animali simbolici, utili per differenziare le varie monete tra di loro
- periodo classico, con monete caratterizzate da alcune novità piuttosto interessanti. In primis, iniziarono a diffondersi monete che – come ai giorni nostri – da un lato riportavano un ritratto (come quello di una divinità) e dall’altra il simbolo identificativo e il valore della moneta. In secondo luogo, si diffusero anche i decadrammi, che avevano il valore di dieci dracme. Ancora, nacquero in questo periodo le monete commemorative, per celebrare – ad esempio – la vittoria nelle battaglie
- periodo ellenistico: coincidente con la massima espansione della Grecia, le relative monete iniziarono a diffondersi in buona parte dei regni. Vennero coniate sempre più dimensioni, con l’oro a rappresentare il metallo di produzione di quelle più prestigiose
Monete romane
La prima moneta italica classica comparve con una serie in bronzo tipicamente romana, l’aes rude. Naturalmente, si trattava di una versione rudimentale di moneta, cui seguì a breve distanza l’aes signatum, un pezzo di bronzo di forma rotonda o rettangolare, su cui venivano riportati valore e simboli richiamanti autenticità e autorità dell’emittente.
Per avere una prima versione della moneta romana vera e propria bisognerà attendere gli ultimi decenni del IV secolo a.C. con la coniazione dell’aes grave, monete metalliche rotonde che circolarono fin dall’inizio dell’epoca repubblicana: su una faccia veniva riportato il valore della moneta, sull’altra le rappresentazioni di divinità e altri simboli.
In tal proposito, ricordiamo che in termini numismatici, le monete romane possono poi suddividersi in due grandi categorie (imperiali e repubblicane) a seconda dell’epoca di coniazione.
Peraltro, trattandosi di un ampio periodo di tempo storico, il valore delle monete romane è piuttosto variabile, dipendendo dal tipo di esemplare e dallo stato di conservazione.
Monete Romane Repubblicane
Tra le monete romane repubblicane citiamo:
- asse: moneta romana di antico valore e peso maggiore (273 grammi). L’asse fu poi base di partenza per un sistema monetario di cui fecero parte dupondio (2 assi), tripondio (3 assi), decussae (10 assi), semisse (mezzo asse), triente (un terzo di asse), quadrante (un quarto di asse), sestante (un sesto di asse), oncia (un dodicesimo di asse), semioncia (un ventiquattresimo di asse)
- didracma, prima moneta romana repubblicana in argento, rappresentante una doppia dracma che mostrava su una faccia Marte e sull’altra una Protome equina con la scritta ROMANO, per indicare la coniazione avvenuta fuori dall’urbe, ma per conto dei romani
- denario, coniata a partire dal 211 a.C., diventò gradualmente la principale moneta romana fino all’impero di Costantino, quando smise di essere coniata. Anche il denario diete vita a un sistema monetario basato sul suo valore, che comprendeva il quinario (mezzo denario) e il sesterzio (un quarto di denario).
Monete Romane Imperiali
Con l’avvento della Roma imperiale si diffusero poi, appunto, le monete romane imperiali. A far esordire il conio fu Augusto, affidandosi il controllo sulle monete di maggiore valore, e demandando al senato il controllo di quelle di valore inferiore.
Anche in questo caso, possiamo riepilogare brevemente come la principale moneta imperiale fu l’aureo, la moneta d’oro su cui si basava la serie delle monete romane imperiali, avente come multiplo il quaternario (4 aurei) e come sottomultiplo il quinario (mezzo aureo).
Monete etrusche
Tra le monete antiche possiamo ben annoverare anche le monete etrusche. A partire dal VI secolo a.C., infatti, le città etrusche iniziarono a battere moneta, accelerando la fine del baratto e dando vita a una nuova fase di traffici commerciali.
Le monete etrusche furono coniate prevalentemente in bronzo e in argento, in quantità evidentemente molto più limitata rispetto a quanto non avvenne con altre monete antiche classiche, come quelle che abbiamo accennato in relazione alle monete romane e a quelle greche.
Sia per questo motivo, sia per l’elevata anzianità di queste monete, oggi giorno è giunto a noi un relativamente basso numero di monete etrusche, il cui valore tende ad essere piuttosto interessante per tutti i collezionisti e gli investitori in questo settore.
Come capire se una moneta antica è di valore?
Per la loro rilevanza storica, si ritiene che il valore delle monete antiche sia necessariamente maggiore di quelle più moderne. Ebbene, non sempre è così.
Partiamo tuttavia da un’evidenza: le monete antiche – a parità di altre condizioni – tendono effettivamente ad essere valorizzate di più sul mercato. D’altronde, il fatto che la moneta antica abbia diversi secoli di storia alle spalle, le ha rese più rare perché:
- in passato venivano coniate meno monete e, dunque, la loro numerosità era già all’origine inferiore rispetto alle monete moderne
- considerato che sono trascorsi centinaia di anni dalla coniazione, è molto probabile che la maggior parte delle monete antiche sia andata distrutta o smarrita
- non sempre per la coniazione delle monete antiche venivano utilizzati metalli di alta qualità, con la conseguenza che lo scorrere del tempo potrebbe averle rese inservibili ai fini collezionistici o di conservazione del patrimonio.
Terminata questa premessa sul valore delle monete antiche, cerchiamo di capire se una moneta antica è di valore o se invece ci troviamo in possesso di una moneta comune o, comunque, di scarso peso patrimoniale.
Ci sono dei requisiti che le monete antiche devono possedere? Proviamo a esaminarli uno per uno.
Quanto è antica la moneta
Come abbiamo già anticipato qualche riga fa, non è affatto così scontato che una moneta abbia un elevato valore per il solo fatto di essere – appunto – antica.
Certo, le monete coniate in tempi antichi come quelli che abbiamo riassunto in questo approfondimento possono avere un valore molto alto, ma non sempre vale un principio di proporzionalità. Ovvero, non sempre più è antica la moneta, più è alto il suo valore.
Insomma, val la pena ricordare anche in questa occasione una regola sempre applicabile: non sempre a determinare l’interesse da parte dei collezionisti è l’anzianità della moneta.
Quanto è rara la moneta
Ricordato che l’anzianità di una moneta non è certamente il criterio più importante per qualificare correttamente il valore della moneta, passiamo a un elemento di valutazione sicuramente più utile: la rarità.
Comprendere come la rarità possa impattare sul valore di una moneta antica, e di una moneta in generale, è ben intuibile: se di quella stessa moneta sono stati realizzati milioni di esemplari, è difficile che quel conio possa avere un valore di rilievo. Se invece della moneta antica sono stati realizzati pochi esemplari, la rarità di quel conio tenderà a far impennare i prezzi della moneta.
Per fortuna dei collezionisti, le monete antiche tendono ad essere più rare delle monete moderne poiché ne son stati mediamente realizzati meno esemplari. Inoltre, le monete antiche tendevano spesso a cambiare materiali, dimensioni, raffigurazioni. Insomma, a parità di altre condizioni le monete antiche tendono effettivamente ad avere un valore superiore a quelle moderne.
Di che materiale è fatta la moneta antica
Altro elemento che bisogna prendere in considerazione è il materiale della moneta antica: dal rame all’argento, passando per il più prezioso oro, la moneta antica è di norma caratterizzata dalla presenza di un metallo prezioso il cui massimo riferimento era rappresentato dall’oro, come avveniva nelle monete imperiali romane grazie all’Aureo.
Qual è lo stato di conservazione della moneta antica
Passiamo poi ad uno dei criteri di valutazione più importante di una moneta antica, anche se viene spesso trascurato in favore di altri requisiti che, invece, hanno un impatto minore sulla determinazione del prezzo del conio: lo stato di conservazione.
Più la moneta antica è conservata bene, più il suo valore sale. Se invece una moneta antica è fortemente usurata a causa della naturale circolazione, maggiori sono le probabilità che il suo valore di mercato tenderà ad essere più basso.
Anche in questo caso, val la pena calare questo principio generale nel contesto che stiamo affrontando: le monete antiche hanno diversi secoli di storia (o millenni) alle spalle e, proprio per questo motivo, è molto frequente incrociare le proprie strade con monete che hanno uno stato di conservazione mediocre o scarso.
Come capire se una moneta antica è vera o è un falso?
Purtroppo per tutti i collezionisti e, in particolar modo, per quelli in erba, il mercato delle monete antiche è influenzato dalla presenza di imitazioni, alcune delle quali molto ben realizzate. Ma come capire se una moneta antica è vera o è un falso?
Non ci sono, evidentemente, delle linee guida che possano essere applicate a tutte le tipologie di moneta. Tuttavia, il punto di partenza è sempre quello di verificare la coerenza tra le principali caratteristiche della moneta e quella che è invece catalogata.
Quindi, muniti di lente di ingrandimento, si dovrà procedere con l’ispezionare nel dettaglio la moneta alla scoperta di eventuali spie di anomalie. Per esempio, nelle monete in argento è importante esaminare la patinatura presente sulla superficie: l’argento tende infatti a scurirsi con il passare del tempo. Nel caso delle monete d’oro, invece, l’uso sapiente della lente di ingrandimento permetterà di comprendere se il falsario abbia effettuato una placcatura non particolarmente attenta, chiaro sintomo di una moneta antica falsa.
Le caratteristiche che dovrebbero essere controllate nella moneta antica per rendersi conto se si tratti o meno di un falso non sono naturalmente finiti qui: dal peso al rumore che fa quando tocca un’altra superficie, non sarà difficile per un esperto di monete storiche valutare la bontà dell’esemplare che ha davanti. Per i principianti, invece, si può iniziare dai principi che sopra abbiamo scelto di condividere.
Su quali monete antiche conviene investire?
Fin qui, qualche consiglio per tutti coloro i quali hanno trovato a casa una moneta antica e desiderano comprendere se abbia o meno del valore. Ma su quali monete antiche conviene investire se invece il nostro obiettivo è quello di iniziare a creare una collezione di esemplari preziosi?
Per quanto concerne le monete romane d’epoca repubblicana, una delle monete più ricercate è la Didracma, utilizzata soprattutto nelle province greche. La moneta mostra su una faccia Marte con elmo corinzio e dall’altra una protome equina con la scritta ROMANO, a indicare la coniazione avvenuta fuori città, ma per conto dei romani. Il valore di questa moneta, se in buono stato di conservazione, può superare i 500 euro.
Tra le altre monete antiche di valore possiamo sicuramente accennare al Denario, divenuta la principale moneta romana fino ai tempi di Costantino. Il suo valore di mercato può arrivare a 250 euro, a seconda dello stato di conservazione. Buono anche il valore di mercato delle frazioni del Denario: Quinario e Sesterzio, realizzate in argento, possono valere diverse centinaia di euro.
Più nello specifico, ad essere particolarmente ambite dai collezionisti sono il Denaro di Adriano, che presenta sul dritto il capo dell’imperatore e la Libertas sul rovescio. Se in discreto stato di conservazione può valere fino a 1.000 euro. Il Duopondio di Vespiano, con il capo dell’imperatore sul dritto e la Felicitas sul rovescio, può invece valere fino a 500 euro.
Il valore delle monete antiche romane sale se ci riferiamo a quelle imperiali realizzate in oro, come l’Aureo e i suoi multipli come il Quaternario (4 aurei) o i sottomultipli come il Suinario (mezzo aureo). Il valore dell’aureo si aggira intorno ai 5.000 euro in caso di buono stato di conservazione.
Dove vendere e comprare monete antiche
Per vendere e comprare monete antiche ci si può rivolgere a diversi canali; i principali sono:
- negozi di numismatica o antiquariato
- ebay
- case d’aste
Sicuramente le aste sono la strada migliore e vediamo perché.
I negozi di numismatica o di antiquariato non accettano qualsiasi moneta, dovendo fare i conti con il proprio bacino di mercato; inoltre spesso le valutazioni non sono allettanti perché i professionisti devono ricavare un margine sulla compravendita.
Ebay è un luogo dove si trova di tutto ma la qualità delle offerte è variegata e spesso ci si imbatte in falsi. Inoltre per il possessore di monete antiche che non sia esperto è difficile scegliere il prezzo a cui vendere.
Le aste sono sicuramente il modo migliore per vendere le monete antiche in autonomia e massimizzare il guadagno. La valutazione verrà fatta da esperti e la cifra realizzata sarà allineata con il mercato. L’unica cosa a cui fare attenzione sono la commissione della casa d’aste e quanto quest’ultima è conosciuta e quindi quanti collezionisti si contendono i lotti offerti.
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